Era il 2002, mi pare. Il cuore della mia formazione universitaria.
Nella sovraffollata Casa dello Studente romana di via De Lollis, dentro una stanza larga poco più di tre metri per tre, un gruppo di ragazzi ragionava di letteratura.
Incontravo tutte le sere (o quasi), Michele Infante (che divenne poi il Direttore Responsabile), l’ottimo Paolo Vecchio, il talentuoso Davide L. Malesi, il redattore Roberto Balzano e pochi altri. Erano gli albori. Eravamo pochi. Uno sparuto manipolo di appassionati della carta.
Ricordo bene il fascio di luce della lampada che avvolgeva quei corpi giovani, illuminando volti con barbe morbide, rade. Poco più che adolescenti, poco meno di uomini. In quegli spazi angusti, seduti sul pavimento perché non c’erano sufficienti sedie, fondammo la rivista letteraria Origine.
Questa qui: Rivista letteraria Origine
Ne sentivamo l’esigenza. La spinta creatrice soverchiava le nostre difficoltà, le ristrettezze, i limiti contro i quali sbattevamo tutti i giorni. Dall’editoriale di quel numero 0 di Michele Infante rileggo: «questo progetto nasce dall’esigenza di una fruizione diversa dell’arte e di svecchiamento di un sistema editoriale che vede la pubblicazione sempre di soliti noti, scrittori o intellettuali […] L’attuale panorama letterario non permette a giovani autori l’accesso alle stampe. La nostra scommessa è ritagliarci uno spazio capace di accogliere idee e voci “fresche”, di far nascere interesse, stimolare discussioni critiche.»
Una scommessa di carta in un’epoca in cui il virtuale cominciava la sua forsennata corsa verso il futuro. Certamente follia, ma sacra.
La rivista fu fondata, con molti sforzi da parte di tutti, riuscendo a essere pubblicata per Natale. Portai a casa dai miei quel numero 0, fiera del risultato ottenuto.
Rileggendolo ora, a distanza di quasi dieci anni, il mio racconto mi pare brutto, scritto male, esposto peggio, senza trama, senza mordente. Eppure mi commuove. Per la passione, la speranza, il fervore quasi religioso per quel progetto.
Cosa successe poi?
Mi persi io, forse mi persero loro, ricordo poco. Qualche screzio, gli esami che pendevano come una ghigliottina pronta a scattare sulla mia borsa di studio. Accadde che la trama si sfilacciò e non fu rammendata.
Eppure la parola Origine evoca ancora, in me, quell’autunno lontano in cui la passione per la letteratura mi unì a uno sparuto manipolo di giovani e inesperti eroi.